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Fiordi Orientali

Una giornata tra i fiordi, da Djúpivogur a Seyðisfjörður

Islanda – Fiordi Orientali – Cosa vedere – Itinerario

Dopo i paesaggi davvero spettacolari di ieri, Jökulsárlón in testa, oggi è la volta dei Fiordi Orientali.

La Ring Road costeggia tutti i fiordi, ma per vederli al meglio, conviene lasciare la strada principale e percorrere sterrati o strade secondarie.

I Fiordi Orientali sono spesso trascurati da chi visita l’Islanda, forse perché sono meno d’impatto rispetto ad altre zone dell’isola, ma non per questo sono meno belli, anzi!

Un continuo alternarsi di fiordi, montagne, cascate e villaggi colorati che sembrano usciti da una fiaba.

Ma veniamo al nostro itinerario.

 

06° giorno – 04/09/2023

Islanda – Fiordi Orientali – Cosa vedere – Itinerario

I km previsti oggi sono meno di 400, ma avendo già avuto l’esperienza dei fiordi in Norvegia, sappiamo bene che guidare per le stradine tortuose che li costeggiano non è poi così veloce.

Quindi, solito iter: sveglia presto, colazione e via!

Lasciamo l’Islanda Sud-Orientale alla volta di Seyðisfjörður, dove passeremo la notte.

La prima tappa è Eskifjörður e per raggiungerla ci vogliono poco meno di due ore.

Usciti da Djúpivogur iniziamo a costeggiare il Berufjordhur, un bellissimo fiordo, caratteristico per le formazioni rocciose che lo circondano.

Attraversiamo prima Stöðvarfjörður, poi decidiamo per una veloce deviazione verso Fáskrúðsfjörður.

Che cos’ha di particolare questo villaggio? Ve lo dico subito.

Fáskrúðsfjörður è stato fondato dai marinai francesi e in loro onore i nomi delle strade sono scritti sia in islandese che in francese.

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Prima di arrivare a Eskifjörður, nel punto più alto della penisola di Holmanes, c’è un bellissimo punto panoramico.

Islanda – Fiordi Orientali – Cosa vedere – Itinerario

Ma come fare ad individuarlo? Fermate l’auto dove vedete un tavolo da picnic.

Nelle vicinanze, c’è anche un cumulo di pietre.

Cosa ci sarà mai di strano in un cumulo di pietre?… chiederete voi.

Di particolare c’è che lì sotto si nasconde Völva, la Strega Bianca.

Völva ha fatto una promessa: proteggerà questa penisola fino a quando le sue ossa saranno intatte. Fino ad ora sembra aver fatto bene il suo lavoro: nel XVII secolo salvò il fiordo dai predoni nordafricani e durante la Seconda Guerra Mondiale lasciò che un aereo da bombardamento tedesco si schiantasse nel fiordo.

Dopo aver scattato almeno un miliardo di foto, risaliamo in auto e via, dritti fino a Eskifjörður.

 

Eskifjörður

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Adagiata sul Reyðarfjörður, Eskifjörður è un grazioso paesino in una stupenda posizione, con il Monte Hólmatindur sullo sfondo.

Una bella passeggiata per il centro (si fa per dire) e lungo il molo, ci riportano a quando il villaggio era un importante centro del commercio islandese.

 

Dopo Eskifjörður, in neanche mezz’ora d’auto, raggiungiamo Neskaupstadur.

 

Neskaupstadur

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A differenza dei villaggi che abbiamo attraversato fino ad ora, Neskaupstadur è una cittadina piuttosto grande e popolata, un’ottima soluzione per fare rifornimento di cibo e benzina.

Situata nel Norðfjörður, fino agli anni 50 vi si poteva accedere solo via mare. Ora la situazione è decisamente diversa e la città è collegata al resto dell’isola da un tunnel lungo 2 km, costruito tra il 2013 e il 2017.

 

Adesso puntiamo il navigatore su Egilsstaðir, ma anche se “ogni luogo merita un po’ del nostro tempo”, il centro più grande dell’Islanda orientale non è sicuramente una gran bellezza.

Quindi, come si dice… Guarda e passa!

Così, andiamo verso Hallormsstadhur National Forest, perché la natura qui in Islanda batte i centri abitati 10 a 1.

 

Hallormsstadhur National Forest

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Passeggiare tra i boschi… questa è una cosa piuttosto strana qui in Islanda, perché non so se fino ad ora ve ne siete accorti, ma qui gli alberi scarseggiano. In effetti, in Islanda, meno del 2% del territorio è ricoperto di alberi. Praticamente quasi tutti concentrati qui, perché in questa foresta ci sono circa 80 specie di alberi diversi.

All’interno dell’Hallormsstadhur National Forest si snoda una fitta rete di sentieri di diverse difficoltà.

Ma se non avete voglia di camminare, o se come noi non avete abbastanza tempo, vi basterà raggiungere Lagarfljót, un lago, piuttosto stretto ma lungo 25 km e profondo più di 110 metri, originato dal fiume omonimo.

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Le leggende del Lagarfljót

E anche Lagarfljót ha le sue leggende.

Non una, ben due e d’altra parte, anche guardando i cartelli, si intuisce qualcosa.

Iniziamo da quella più facile, da un evergreen che non può mai mancare.

La prima leggenda racconta di un grande classico: nelle acque del Lagarfljót vivrebbe un mostro, Lagarfljótsormur che, secondo la tradizione, custodirebbe gelosamente un anello che si trova in fondo al lago.

Il mostro, del quale si parla fin dal 1345, non sarebbe mai stato avvistato interamente, ma se ne sarebbe visto solo il dorso.

L’altra leggenda riguarda un servo, tale Egill, il quale, per salvare la figlia in pericolo, prese di nascosto il cavallo più bello e veloce che apparteneva al suo padrone, Huggy, e che nessuno poteva cavalcare. Quando Huggy scoprì quello che Egill aveva fatto, decise di giustiziarlo. Egill chiese aiuto ad uno stregone, il quale gli concesse una sola cosa: il suo spirito non avrebbe mai lasciato la terra. E indovinate un po’ dove si trova ora? Esatto, proprio nel lago.

Che queste due storie siano legate o meno, è difficile dirlo. Certo è che l’Islanda è una terra dove i racconti, le saghe e le leggende sono parte integrante della cultura, quindi non solo noi rispettiamo le loro tradizioni, ma diamo anche una sbirciatina al lago… non si sa mai!

Ci sarebbero anche tante passeggiate da fare, ma oggi il meteo è un po’ avverso, quindi preferiamo desistere e continuare in auto verso Borgarfjörður Eystri.

E’ vero, i km che ci separano da Borgarfjörður sono parecchi, ma noi fermi non ci sappiamo stare, quindi andiamo!

 

Borgarfjörður Eystri

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Se è vero che ci abbiamo messo parecchio ad arrivare fin qui, è anche vero che lo spettacolo dei fiordi ci ha ripagato del tempo impiegato.

Oltre alla chiesetta, Bakkagerði kirke, nel paese c’è una casa piuttosto curiosa, completamente ricoperta di erba e con due grandi corna. Si tratta di Lindarbakki, una casa privata che però è diventata senza dubbio una delle attrazioni del villaggio.

Vogliamo non fare una foto? Anzi due, tre, quattro…

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E’ finalmente arrivato il momento di andare a Seyðisfjörður, dove per questa notte abbiamo prenotato alla Seydisfjördur Guesthouse.

Per arrivare, si valica prima un passo montano, poi si scende lungo una strada circondata da cascate.

 

Seyðisfjörður

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Seyðisfjörður è un piccolo villaggio fondato nel 1845 dai pescatori norvegesi. Si trova proprio sul mare, alla fine di un lungo fiordo, ed è caratteristico per le sue colorate casette in legno, tanto che sembra di essere parte di una fiaba.

E’ probabilmente il paese più conosciuto di questa zona e sicuramente il più fotografato.

La maggior parte del merito va sicuramente a Bláa Kirkja, la bellissima chiesetta azzurra, ma ancor di più a Rainbow Street, la stradina pedonale dove la pavimentazione è dipinta con i colori dell’arcobaleno.

Ma – piccola divagazione – non pensate che questo sia un caso isolato qui in Islanda, perché in molti paesini troverete strade, muretti, panchine e tanto altro, tutto dipinto con i colori dell’arcobaleno.

E allora, via alle foto!

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Dopo una bella passeggiata per Seyðisfjörður, è il momento del bilancio della giornata.

Se vi devo dire di aver visto cose particolari oggi, non ve lo posso dire. Di certo, questa parte dell’isola ha paesaggi mozzafiato e nonostante sia spesso trascurata per lasciare spazio alle attrazioni più famose, vi consiglio di dedicare un po’ di tempo a visitarla. Vi assicuro che ne vale la pena.

 

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