Il teschio con le orecchie
Un viaggio verso il Paradiso
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
Che Napoli è uno dei miei posti del cuore ormai lo sapete, ma ogni volta che vengo qui ci sono sempre cose nuove da scoprire.
Questa volta voglio parlarvi di una tradizione molto particolare: il culto delle anime pezzentelle, che risale alla metà del 1600.
Chi ha avuto la fortuna di visitare il Cimitero delle Fontanelle, chiuso per restauro dal 2019, sa sicuramente di cosa parlo.
Le anime pezzentelle sono le anime delle persone comuni, talvolta addirittura sconosciute, abbandonate senza degna sepoltura, che per questo motivo rimanevano confinate in Purgatorio.
Allora ci si prendeva cura dei loro teschi – capuzzelle, in napoletano – ripulendoli e adottandoli, in modo da alleviare loro la pena e ricevendo grazie in cambio.
E chi meglio di un teschio con le orecchie poteva ascoltare le tante richieste e magari esaudirne anche qualcuna?
Perché è proprio di un teschio con le orecchie che vi voglio parlare.
E così, in una bella domenica di maggio siamo qui, pronti per approfondire con Giovanni – la nostra guida – la storia del teschio e della chiesa che lo custodisce.
Santa Luciella ai Librai
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
Il teschio con le orecchie si trova nella piccola chiesa di Santa Luciella ai Librai, in uno stretto vicolo che parte da Spaccanapoli e arriva a Via San Gregorio Armeno, ora addobbato di tutto punto per festeggiare il terzo scudetto del Napoli, ma che normalmente passerebbe inosservato.
La chiesa è dedicata a Santa Lucia, ma proprio per le sue dimensioni ridotte è stata ribattezzata Santa Luciella, cioè piccola Lucia, e nasce in realtà come cappella di famiglia nel 1327.
Di quell’epoca rimangono solo la finestra gotica e volta a crociera, mentre tutto il resto è stato aggiunto dal 700 in poi, quando alla famiglia proprietaria subentrò la Corporazione dei Pipernieri, artigiani che, come suggerisce il nome, lavoravano il piperno, una pietra di origine vulcanica molto utilizzata a Napoli.
Spesso, lavorando, i pipernieri si ferivano agli occhi. Non avendo dispositivi di protezione come quelli che abbiamo noi oggi, l’unica soluzione era quella di affidarsi ai santi. E quale santa migliore di Santa Lucia, protettrice della vista?
L’interno
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
Entrando in chiesa, colpisce subito il fatto che sull’Altare Maggiore non ci sia la statua di Santa Lucia, ma quella dell’Immacolata Concezione, perché nel 1748 si insediò qui anche l’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione.
Nel corso degli anni Santa Luciella – così come tante altre chiese di Napoli – venne chiusa per una serie di svariati motivi. L’ultima volta fu a causa del terremoto dell’80 e proprio in quell’occasione il parroco, per preservare la statua dell’Immacolata, decise di portarla a casa con sé, salvo poi restituirla una volta riaperta la chiesa.
Ma torniamo un attimo all’arciconfraternita.
In realtà il significato era ben diverso.
Il cappuccio, per esempio, serviva per coprire i volti dei membri della confraternita, che potevano essere di qualsiasi ceto sociale, ma dovevano essere tutti uguali davanti a Dio e agli uomini.
E poi c’era lo scapolare, il distintivo che si nota sul petto e che ha al centro il monogramma mariano.
Nella piccola cappella quasi di fronte alla porta di ingresso, invece, c’è l’altare con l’immagine di Santa Lucia, raffigurata insieme alla classica iconografia che la rappresenta.
Ora scendiamo nella cripta, l’ambiente sicuramente più particolare di questo piccolo complesso.
La cripta
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
Per prima cosa, diamo un’occhiata all’affresco sulla parete, perché è sicuramente il modo migliore per introdurre il resto del racconto.
L’affresco è stato riportato alla luce a seguito di lavori di restauro che riguardavano un’altra pittura. Con il restauro, si scoprì che sotto l’affresco del ‘900 si nascondeva un’altra bellissima opera, che sicuramente valeva la pena di conservare e si tratta proprio del dipinto che vediamo oggi.
Sono rappresentati il volto di Cristo e della Madonna, ma sono particolari, perché il Cristo ha gli occhi aperti e l’aureola splendente, mentre sul volto della Madonna e della Maddalena non ci sono segni di sofferenza, né di dolore.
Sullo sfondo il sepolcro aperto. Segnali di speranza in un luogo di morte.
Perché in fin dei conti, è proprio in un luogo di morte che ci troviamo, in un cimitero.
In questa cripta, infatti, avveniva la scolatura ed è per questo che qui ritroviamo le terre sante e le nicchie verticali nel muro, a differenza di altre cripte che abbiamo visitato.
Vediamo in cosa consiste questo rito che ad un primo impatto potrebbe sembrare macabro, ma che in realtà ha un grande significato religioso.
Il rito della scolatura
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
Innanzitutto, va detto che gli unici ad essere sepolti qui con il rito della doppia sepoltura, erano i membri dell’arciconfraternita.
Per prima cosa i cadaveri venivano forati in più punti, in modo da far uscire i liquidi, e da qui il nome di scolatura.
Ma a chi toccava questo ingrato compito?
Proprio a lui. Il protagonista era o’ schiattamuorto.
Dopodiché, le spoglie venivano messe sotto le terre sante, in modo che la terra da cui erano ricoperti assorbisse i liquidi rimasti.
Successivamente, i corpi venivano riesumati, vestiti con delle tuniche e esposti nelle nicchie verticali per completare la decomposizione.
Una volta terminato il processo di decomposizione, le ossa venivano conservate nell’ossario, mentre i teschi venivano esposti sul cornicione.
Lo scopo del rituale era quello di liberare lo scheletro dalla carne, che simbolicamente significava liberare l’anima da tutto ciò che la teneva legata alla terra.
Questo perché la morte non era nient’altro che un passaggio verso la pace eterna e le ossa bianche, completamente ripulite, indicavano proprio il raggiungimento di questa pace.
I teschi, considerati la sede dell’anima, venivano esposti affinché chi scendeva nella cripta potesse rivolgere loro preghiere e richieste di ogni tipo.
Richieste disparate, che spaziavano dalle guarigioni alle gravidanze, come testimoniano gli ex voto appesi alle pareti, ma anche i numeri del lotto non guastavano di certo.
Il teschio con le orecchie
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
Tra i teschi, il più particolare è sicuramente quello con le orecchie, che non era stato adottato da una singola donna, ma era di tutte, perché considerato speciale e più incline degli altri all’ascolto.
Non a caso, era stato collocato su una colonnina, in modo da potergli parlare con più facilità direttamente alle orecchie.
Negli ultimi anni, questo curioso teschio è stato oggetto di studi.
Gli studiosi sono giunti alla conclusione che il teschio apparteneva ad un uomo di circa quarant’anni, vissuto all’incirca tra il 700 e l’800. Aveva l’osso frontale più grande e le arcate sopraccigliari più sporgenti rispetto agli uomini della stessa epoca. Si pensa che proprio questa diversa conformazione del cranio possa aver causato questo distaccamento osseo.
Quindi non si tratta di orecchie e neanche di cartilagini, ma in realtà di ossa temporali che in parte si sono staccate, ma senza cadere, come invece avveniva per gli altri teschi.
Che dire, le tradizioni napoletane sono sempre meravigliose e questa bella città non finisce mai di stupire.
Il Teschio con le Orecchie e la chiesa di Santa Luciella sono solo un’altra conferma.
Qualche informazione pratica
Santa Luciella – Il teschio con le orecchie
La chiesa di Santa Luciella si trova in Vico Santa Luciella, 5.
E’ stata riaperta nel 2019 grazie ai ragazzi dell’Associazione Respiriamo Arte.
Le visite all’interno della chiesa sono esclusivamente guidate e il ricavato è l’unica fonte di sostentamento, insieme alle donazioni dei privati.
Il costo del biglietto è attualmente di 6,00 € e la visita dura circa mezz’ora.
La prenotazione è consigliata e potete prenotare inviando una mail a respiriamoarte@gmail.com oppure telefonando al 3314209045.
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